Tu hai frequentato il nostro Istituto, conseguendo il titolo di geometra. Perché hai scelto questa scuola?

Perché spesso uno a 14 anni non ha la chiarezza di quello che vuole fare, poi ho trovato la mia strada e mi sono iscritto
all’Accademia delle Belle Arti. Quanto appreso nel corso geometri mi è stato poi utile per lo sviluppo della tecnica e per la precisione del tratto. Ragazzi, cercate di trovare la vostra vocazione, spesso non è facile.

Quale è il rapporto tra passione e retribuzione? La carriera artistica per un giovane non è facile, devi collaborare con le fiere dell’arte e le gallerie che prendono pochi giovani, ma ho
deciso di farlo comunque perché era ciò che mi faceva stare bene, il guadagno era in secondo piano. Lavoro nello studio Bertozzi & Casoni ma sto facendo delle mostre per conto mio, cercando di farmi notare sempre di più. Punto ad essere positivo in quello che faccio, se ti tiri giù non ottieni nulla.

Sei soddisfatto o hai rimpianti? Non ho rimpianti, ogni cosa che ho fatto è stata utile per la mia crescita. A cosa aspiri in questo momento? Spero di continuare a fare quello che mi piace e anche di piacere agli altri, spero che il mio lavoro rimanga nel tempo e venga visto dalla gente anche quando io non ci sarò più, a breve dovrei esporre in una Galleria a Bologna.

È più facile creare o imitare? Io preferisco creare, mentre mio padre riproduce degli oggetti reali che però vengono filtrati
dalla sua mente, adattandoli all’idea che lui ha per quell’opera. I miei lavori sono più astratti rispetto ai suoi. Nel pratico la mia tecnica è una sorta di tatuaggio plastico sulla materia, è una sorta di via di mezzo tra pittura e scultura. Poi dietro alla pratica c’è il concetto, l’idea che ha portato a quell’opera.

Da dove parte l’ispirazione? Spesso si parte da un concetto e poi si arriva ad un’immagine, io lavoro sul concetto di tempo e di come esso consumi qualsiasi cosa. Ora è tutto molto veloce, nel contemporaneo la lentezza è dimenticata, io con essa ci lavoro.
Anche le pause sono importanti per l’uomo, ti aiutano a riflettere. Quale è il confine nell’arte contemporanea tra ciò che è arte e ciò che non lo è? È necessario saper distinguere artigianato ed arte. L’artigianato crea oggetti, l’arte si interroga in modo più profondo attraverso di essi, non si ferma a ciò che semplicemente stai guardando, l’arte va oltre. Abbiamo visitato la mostra

Tranche de vie, che concetto c’era dietro? La mostra è stata da un lato un ringraziamento della città di Imola a mio padre e dall’altro un modo per ricordare Stefano Dal Monte Casoni, scomparso recentemente, e aveva l’obiettivo di mostrare il loro lavoro nella sua totalità. Il tema era quello della morte, ma anche della vita, perché gli oggetti hanno una fine, c’è un ciclo. L’uomo non è mai presente nelle opere ma è rappresentato in vari modi attraverso ciò che lascia, perché secondo mio padre è più importante ciò.

Le classi 4N RIM e 4 HSIA (con le prof.sse Billi e Gubellini) dell’Istituto Paolini di Imola dopo aver visitato con entusiasmo la Mostra di Bertozzi Casoni presso palazzo Tozzoni, hanno intervistato Zeno Bertozzi, artista in proprio ed impegnato anche nell'atelier di Bertozzi & Casoni.